EVGENIA ARBUGAEVA | Hyperborea
Evgenia Arbugaeva
Hyperborea: Stories from the Russian Arctic
Sono sempre stata affascinata dalle antiche mappe di Iperborea e dall’idea che l’Artico fosse vivo nell’immaginario collettivo prima ancora che qualcuno vi mettesse piede. Ancora oggi l’Artico continua a essere associato al magico e al sublime.
Evgenia Arbugaeva
«Quando hai l’Artico dentro di te, non smetterà mai di chiamarti» ricorda la fotografa siberiana Evgenia Arbugaeva citando un detto popolare. «Ho trascorso l’infanzia correndo nella tundra e ammirando l’aurora boreale mentre andavo a scuola nella notte polare, quei due mesi di buio che qui indicano uno stato d’animo, e non solo la stagione invernale. Ho lasciato la mia città natale, Tiksi, un remoto porto russo sul Mare di Laptev, diversi anni fa per vivere in grandi città e Paesi stranieri. Ma l’Artico mi ha richiamata. Sento il bisogno del suo isolamento e del suo placido ritmo di vita. Nel gelo del paesaggio nordico, la mia immaginazione vola libera come il vento. Ogni oggetto diventa simbolico, ogni sfumatura di colore significativa. Sono me stessa solo quando sono qui.»
«È più o meno lo stesso per le persone che fotografo» aggiunge. «A volte penso che le loro storie siano come capitoli di un libro: ognuno svela un sogno diverso, ma tutti sono accomunati dall’amore per questa terra». Il progetto a lungo termine Hyperborea raggruppa quattro di questi capitoli, quattro racconti per immagini della vita nell’Artico russo. Il primo, Weather Man, risale al 2013 e all’incontro con Slava,responsabile coscienzioso e solitario di una remota stazione meteorologica nella regione dell’Estremo Nord. Tra il 2018 e il 2019, Arbugaeva è poi tornata per visitare altri tre avamposti: un faro nella sperduta penisola di Kanin, abitato solo dai guardiani e dal loro cane; Dikson, una città fantasma che le ha regalato l’incanto dell’aurora boreale; e infine il circondario della Čukotka, nell’Estremo Oriente russo,la patria dei ciukci, popolo ancora legato a tradizioni ancestrali e a una dieta basata sulle carni di tricheco e balena. Ogni gruppo
di fotografie mostra la fragilità dell’Artico e dei suoi abitanti, mettendo a nudo le minacce apportate dai cambiamenti climatici.
Le immagini, gioielli composti con precisione assoluta, brillano di vividi colori ultraterreni, fremono scosse da gelide scariche elettriche e mostrano la quieta intensità di vite temprate dalla solitudine e da condizioni estreme. Il titolo Hyperborea è tratto dal nome greco di una mitica regione del Nord, dove il sole splendeva eterno e un popolo di giganti gentili viveva sereno su una terra fertile. L’Artico russo, con le sue infinite notti bianche e il suo territorio ricco di minerali e risorse naturali, è la manifestazione vivente di questo regno leggendario.
Evgenia Arbugaeva (1985) è una fotografa cresciuta aTiksi, nella repubblica russa di Jacuzia (Siberia Orientale). I suoi lavori personali sono spesso dedicati alla sua regione di origine, l’Artico, di cui documenta gli spazi sperduti e le popolazioni che li abitano. Attualmente vive e lavora a Londra. Destinataria della Storytelling Fellowship della National Geographic Society, ha vinto l’ICP Infinity Awarde il Leica Oskar Barnack Award. Le sue opere sono state esposte in tutto il mondo e pubblicate su testate come «National Geographic», «Time» e The New Yorker». Nel2023, per il cortometraggio documentario Haulout, ha ottenuto la nomination agli Oscar.
Ingresso a pagamento
Chiesa del Suffragio - Corso Vendemini
Orari
12 settembre ore 18/24
13 settembre ore 9/24
14 settembre ore 9/20
20-21 settembre, 27-28 settembre ore 10-20
INGRESSO MOSTRE
12 € / 5 € residenti di Savignano / gratuito under 14
Hyperborea: Stories from the Russian Arctic
Sono sempre stata affascinata dalle antiche mappe di Iperborea e dall’idea che l’Artico fosse vivo nell’immaginario collettivo prima ancora che qualcuno vi mettesse piede. Ancora oggi l’Artico continua a essere associato al magico e al sublime.
Evgenia Arbugaeva
«Quando hai l’Artico dentro di te, non smetterà mai di chiamarti» ricorda la fotografa siberiana Evgenia Arbugaeva citando un detto popolare. «Ho trascorso l’infanzia correndo nella tundra e ammirando l’aurora boreale mentre andavo a scuola nella notte polare, quei due mesi di buio che qui indicano uno stato d’animo, e non solo la stagione invernale. Ho lasciato la mia città natale, Tiksi, un remoto porto russo sul Mare di Laptev, diversi anni fa per vivere in grandi città e Paesi stranieri. Ma l’Artico mi ha richiamata. Sento il bisogno del suo isolamento e del suo placido ritmo di vita. Nel gelo del paesaggio nordico, la mia immaginazione vola libera come il vento. Ogni oggetto diventa simbolico, ogni sfumatura di colore significativa. Sono me stessa solo quando sono qui.»
«È più o meno lo stesso per le persone che fotografo» aggiunge. «A volte penso che le loro storie siano come capitoli di un libro: ognuno svela un sogno diverso, ma tutti sono accomunati dall’amore per questa terra». Il progetto a lungo termine Hyperborea raggruppa quattro di questi capitoli, quattro racconti per immagini della vita nell’Artico russo. Il primo, Weather Man, risale al 2013 e all’incontro con Slava,responsabile coscienzioso e solitario di una remota stazione meteorologica nella regione dell’Estremo Nord. Tra il 2018 e il 2019, Arbugaeva è poi tornata per visitare altri tre avamposti: un faro nella sperduta penisola di Kanin, abitato solo dai guardiani e dal loro cane; Dikson, una città fantasma che le ha regalato l’incanto dell’aurora boreale; e infine il circondario della Čukotka, nell’Estremo Oriente russo,la patria dei ciukci, popolo ancora legato a tradizioni ancestrali e a una dieta basata sulle carni di tricheco e balena. Ogni gruppo
di fotografie mostra la fragilità dell’Artico e dei suoi abitanti, mettendo a nudo le minacce apportate dai cambiamenti climatici.
Le immagini, gioielli composti con precisione assoluta, brillano di vividi colori ultraterreni, fremono scosse da gelide scariche elettriche e mostrano la quieta intensità di vite temprate dalla solitudine e da condizioni estreme. Il titolo Hyperborea è tratto dal nome greco di una mitica regione del Nord, dove il sole splendeva eterno e un popolo di giganti gentili viveva sereno su una terra fertile. L’Artico russo, con le sue infinite notti bianche e il suo territorio ricco di minerali e risorse naturali, è la manifestazione vivente di questo regno leggendario.
Evgenia Arbugaeva (1985) è una fotografa cresciuta aTiksi, nella repubblica russa di Jacuzia (Siberia Orientale). I suoi lavori personali sono spesso dedicati alla sua regione di origine, l’Artico, di cui documenta gli spazi sperduti e le popolazioni che li abitano. Attualmente vive e lavora a Londra. Destinataria della Storytelling Fellowship della National Geographic Society, ha vinto l’ICP Infinity Awarde il Leica Oskar Barnack Award. Le sue opere sono state esposte in tutto il mondo e pubblicate su testate come «National Geographic», «Time» e The New Yorker». Nel2023, per il cortometraggio documentario Haulout, ha ottenuto la nomination agli Oscar.
Ingresso a pagamento
Chiesa del Suffragio - Corso Vendemini
Orari
12 settembre ore 18/24
13 settembre ore 9/24
14 settembre ore 9/20
20-21 settembre, 27-28 settembre ore 10-20
INGRESSO MOSTRE
12 € / 5 € residenti di Savignano / gratuito under 14